“Dobbiamo fare tutto il possibile per iscrivere la squadra al campionato e, credetemi, lo stiamo facendo”. Lo ha detto l’avvocato Giovanni Ferraù, presidente di SIGI (SPA che ha acquisito il Calcio Catania), nel corso di una conferenza stampa a Torre del Grifo sull’iniziativa “Uniti per Catania”.
“Mancano all’appello circa 800mila euro. Iscrivere oggi la squadra al campionato ci consentirà di allontanare gli avvoltoi che aspettano il fallimento e di cercare dal 28 giugno investitori validi che immettano i 15 milioni di euro che servono. Garantiremo la continuità aziendale e daremo incarico a uno studio internazionale per trovare investitori seri in ambito internazionale, considerando che in Sicilia è difficile trovarli. Fallimento? C’è un rischio minimo, ma c’è e non voglio ancorarlo a una percentuale. Se Catania non dovesse rispondere a questa iniziativa potrebbe presentarsi tale eventualità. La società oggi è in difficoltà a fronteggiare da sola l’esborso di altri 2,3 milioni però l’ipotesi del fallimento è residuale. Imprenditori non rispondono? Sarebbe un problema serio. Caso Joe Tacopina? A chi semina zizzania non darei importanza ma la verità deve essere detta. Noi avevamo stipulato un contratto che prevedeva che SIGI recuperasse le somme spese nell’operazione. Questo contratto non era subordinato ad alcuna omologa ma solamente al raggiungimento di una soglia di un debito non superiore a 16 milioni, oltre la quale SIGI non avrebbe recuperato le somme previste. La controparte avrebbe dovuto versare già a marzo somme per un milione di euro. Invece ha versato 630mila euro e poi è fuggito via. Tutto questo è scritto in un atto firmato da me e Tacopina che è stato inadempiente. Mi sono fatto rapire, come tanti altri in città, dal sogno americano e ho sbagliato: era un’illusione. L’ho capito in ritardo e mi dispiace”.
